Formazione tradizionale manageriale? No grazie

Addio alle aule chiuse che castrano la creatività. La formazione manageriale esce dalle quattro mura e abbraccia la natura.

La nuova tendenza nel settore della formazione manageriale? L’addio alle aule chiuse, che castrano la creatività, e via alle attività all’aria aperta, come confermato sia da due tra le più autorevoli agenzie in campo tedesco, la Trainer Akademie München (TAM) e la BDVT (Associazione Professionale Tedesca per trainer, coach e consulenti), nonché dall’italiana BP Sec, leader nazionale nelle consulenze e nei servizi formativi.

Le ultime tendenze infatti vanno nella direzione suddetta, con corsi di formazione lontani dalle scrivanie e dai locali aziendali, in spazi aperti, in particolare nei boschi, in campagna o anche in alto mare: ovunque, tranne che nelle quattro mura delle aule aziendali, lontani da un contesto e un mondo autoreferenziale.

La TAM di Monaco di Baviera, ad esempio, è leader assoluta nelle attività che si svolgono in boschi o grandi parchi dove, in aggiunta alla fase teorica, i partecipanti possono cimentarsi in vere e proprie prove di abilità e sopravvivenza da superare in gruppo, percorsi a ostacoli, campi notturni e altre avventure condivise all’aria aperta. Senza dimenticarsi di imparare a conoscere la propria fisicità e quali sono i propri limiti.

E in Italia? Daniele Barbone direttore della BP Sec, ci illustra la situazione: “la formazione tradizionale ha fatto il suo tempo, diventando ormai un prodotto sempre più fuori mercato. Nella nostra azienda stiamo organizzando corsi di formazione altamente innovati come il progetto BP Academy” – spiega il manager – “I corsi che proponiamo hanno alcune caratteristiche imprescindibili; l’interlocutore per esempio deve identificarsi con il relatore, il quale deve trasformarsi in un vero e proprio coach che segue il cliente prima, durante e dopo l’evento formativo. Inoltre è molto importante toccare i temi chiave del mondo dell’impresa, vendere, comunicare, gestire soldi, in alcuni casi anche in modo trasversale. Per questo servono sempre più team formativi e non singoli formatori”.